di Pino Ninni Lifeblud fu una band di folk progressivo composta da Roger Knott (voce, chitarra), Rob Burns (basso) e Alan Culley (batteria). La band si formò nella cittadina inglese di Hemel Hempstead con l'incontro tra Roger Knott e Rob Burns il quale chiese al suo amico batterista Alan Culley, che aveva precedentemente suonato con lui in una band blues, di fare parte del progetto; Lifeblud si formò così nel 1969 creando uno stile unico di acid folk con elementi progressivi come mezzo musicale ideale per voci con un'aria di rassegnata malinconia e testi che si collegano ad una comprensione mistica e rispetto per la natura. Nei primi anni 70 il gruppo registrò un album acetato di 10 canzoni presso lo studio Trusound a Shefford, Bedfordshire in una unica session giornaliera e solo tre copie furono stampate, una per ogni membro della band, Rob avrebbe tenuto il nastro con il missaggio originale. Purtroppo il nastro andò perso anni dopo e solo Rob Burns conservava una copia in buone condizioni dell'acetato che fu usato con l'autorizzazione e consenso della band, dalla Seelie Court records per rendere oggi finalmente accessibile questo capolavoro di acid folk progressivo; l'acetato originale ha oggi un valore di oltre 3000 sterline. Con molta sorpresa misteriosamente nel 2018 spuntó fuori su ebay un'altra copia in cattive condizioni dell'acetato e fu acquistata dal manager di una etichetta inglese, due tracce, "Waxing of the Moon" e "Bridge" furono usate così dalla Cherry Red Records per una raccolta in CD di folk progressivo. Lifeblud registrarono un secondo acetato presso lo stesso studio Trusound verso la fine degli anni 70 ma purtroppo sparì nel nulla e ad oggi rimane ancora un mistero. di Giovanni Piccinini Introspection: A Faine Jade Recital è uno degli LP più rari e ambiti dagli amanti della psichedelia degli anni '60. È difficile immaginare che un chitarrista di New York di 20 anni, appena uscito dalla garageland fosse rimasto infatuato da Syd Barrett nel 1968 (anche se lui disse di non averlo mai sentito prima..). Tuttavia, l'album del 1968 di Faine Jade ha delle grandi assonanze con il primo LP dei Pink Floyd, che in quel periodo era appena noto negli Stati Uniti. La voce e i testi di Jade evocano senza sosta l'inglese Syd Barrett, con i suoi testi evocativi e criptici, gli organi duri e le linee di chitarra psichedeliche di "Cold Winter Sun". Jade è un po più "dolce" rispetto alla follia di Barrett, risulta essere più rilassato e radicato, mettendo in risalto le preoccupazioni dell'era hippy, la frustrazione di sentirsi diversi ma allo stesso tempo, la necessità di rimanere parte integrante di una comune lotta sociale. Il brillante rock psichedelico di Faine Jade (alias Chuck Laskowski) attraversò i cieli arancioni del 1968 con i suoi arcobaleni e poi se ne andò. Fortunatamente Jade lasciò un album per descrivere il suo incredibile viaggio di sola andata. di Giovanni Piccinini Gli Steeleye Span sono stati la band più longeva e costante della scena folk inglese, apparvero nel 1969, e fu fondato dal bassista Ashley "Tyger" Hutchings, proveniente dal gruppo Fairport Convention, poco dopo l'uscita del prestigioso album "Liege & Lief", considerato il primo album di folk rock. Hutchings voleva continuare da quella linea di lavoro, andando oltre i canoni della sua band precedente. Ebbe la fortuna di riunire una formazione di grandi musicisti e cantanti, pubblicando il primo di una lunga serie di album acclamati dalla critica. Fu davvero un peccato che Hark! The Village Wait sia stato l'unico album degli Steeleye Span che presentava entrambi i talenti delle cantanti Maddy Prior e Gay Woods. Infatti la coppia Woods lasciò il gruppo subito dopo il completamento delle registrazioni di questo LP. Ho letto spesso che gli Steeleye Span - almeno in questo album - sia stato considerata una band di serie B, rispetto ai Fairport Convention. Per me, questa distinzione non era ragionevole e neanche corretta. Gli Steeleye Span non erano una band che cercava di essere la Fairport Convention, ma tentarono di fare evolvere il loro sound in qualcosa di diverso. di Jody Minelli Hard meat è il primo album omonimo di questa formazione britannica, attiva dal 1969 al 1971 e capitanata dai fratelli Dolan. L'album d'esordio riprende influenze acid, psych, rock con sfumature folk di altissimo livello. Il disco inizia con il brano "Trough a window", lo stesso che darà il nome al secondo e ultimo album, e continua con due brani meravigliosi come "Space between" e "Run shaker life", che occupano quasi metà del lato b. Davvero un grandissimo esordio per questa band inglese, che riesce ancora oggi ad emozionare il suo pubblico, nonostante i cinquant'anni passati e la poca considerazione di una larga parte della critica musicale. L'album fu distribuito dalla Warner bros records. di Giovanni Piccinini The Way We Live è una sorprendente raccolta di rarità, che offre una straordinaria fotografia della versatilità underground dei primi anni '70. "A Candle for Judith" è il debutto della band avvenuto nel 1971, un viaggio incredibile di otto tracce che ancora oggi trasmette tutta la sua grande originalità. Il disco fu pubblicato dall'etichetta "Dandelion" fondata da Joan Peel. di Jo Van Knee Rick Saucedo era uno squattrinato musicista che si guadagnava da vivere impersonificando Elvis nei vari locali di Chicago. Con sforzi finanziari non indifferenti riuscì finalmente a autoprodurre e pubblicare un disco che aveva nel cassetto dal 1972. Purtroppo però l'album non ebbe il successo sperato, in quanto molte persone credettero che si trattasse del solito LP con covers di Elvis. Questo fu un vero peccato, perche l'album offriva una magnifica psichedelia, sul livello di Bobb Trimble o Michael Angelo. La title track di 19 minuti è qualcosa di molto inusuale nel mondo delle "Private Press". di Jo Van Knee Per motivi strettamente economici due band decisero di unire i propri lavori nello stesso disco. L'album "split" uscì nel 1971 per la famosa etichetta "Custom label" (etichetta clienti) inglese e fu distribuito in 425 copie numerate. Il lato A e' ad appannaggio dei Lightyears Away che sfornano un folk rock psichedelico con elementi elettrici di ottima fattura, ma la chicca del disco sono i Thundermother che occupano la side B, il lungo pezzo "Someday" (13 minuti e passa) è un caleidoscopio di chitarre acide, Wah-Wah, Fuzz e atmosfere darkeggianti. La leggenda narra che il lato dei Thundermother fu registrato in una weekend negli studi Holyground con la band costantemente sotto l'effetto di acidi. |