di Giovanni Piccinini I Peanut Rubble sono stati un power trio oscuro hard blues del Buckinghamshire, a nord-ovest di Londra. Le loro uniche tracce sono state registrate presso gli studi di una Radio di Lussemburgo nel 1968. I loro live si svolgevano pressoché nei circuiti dei college/università, nelle basi aeree, e nei club giovanili con casse Marshall da 100 W. Furono tra i primi esempi di musica pesante britannica, produssero il loro materiale ben un anno prima che i Led Zeppelin pubblicassero il loro primo album. Parteciparono anche a concerti degli Status Quo, The Pretty Things, Arthur Brown e i Pink Floyd. Il singolo contiene tre canzoni rimasterizzate di puro blues pesante con una batteria fluida e un sound davvero atipico per l'epoca. Il loro materiale non era mai stato pubblicato prima, fino a quando l'etichetta spagnola Yunque Records ha deciso di renderlo disponibile in un 45 giri. di Giovanni Piccinini I Bulldozer si formarono nel 1971 tramite la IMA, ex agenzia di proprietà di Tony Iommi (Black Sabbath) e Ric Lee. Furono una band heavy rock con sede a Londra composta da Pete Isaacs, Derek Carter, Duggie Lock e Nigel Dalling. La genesi della band risale a una jam session di Blandford Street con i membri dei Wayfarer, che portarono Isaacs, ex The Land of Green Ginger e Asylum, e Carter, ex Shades of Time, a suonare insieme. Reclutando Lock e Dalling, entrambi musicisti esperti di Barnstaple, la band consolidò la sua formazione nell'autunno del 1971. Dopo un'intensa fase di prove, registrarono un demo presso gli TW Studios, che gli fece ottenere un accordo con il manager Ric Lee e IMA. Fecero un lungo tour tra il 1972-73, partecipando al famoso Cavern Club di Liverpool, al Marquee e allo Speakeasy di Londra. Parteciparono anche ad aperture di band famose come i Supertramp, Mungo Jerry, Pink Fairies, Judas Priest e Gary Moore. Suoranono anche con Jeff Beck, durante una sessione di registrazione agli Escape Studios nel Kent. Una nota particolare: uno dei loro chitarristi era Doug (Duggie) Lock, ora deceduto. La sua chitarra era la rara Les Paul Burst del 1959/60. Questa chitarra è stata venduta per 224.000 sterline e successivamente pubblicata sul Guitar Magazine. La chitarra è conosciuta come Duggie Lock Burst o Les Paul. di Giovanni Piccinini I Red Dirt sono stati una band hard blues formata intorno al 1968 (nell'East Riding of Yorkshire - Inghilterra), e composta da Dave Richardson (voce e chitarra), Steve Howden (chitarra, voce e piano), Ken Giles (basso) e Steve Jackson (batteria). La loro reputazione era riconosciuta soprattutto nei club e nei locali del Nord dell'Inghilterra. L'album uscì nel 1970, distribuito dall'etichetta Fontana, ma non ebbe un grande successo commerciale, infatti vendette soltanto qualche centinaia di copie. "Suonammo per anni all'interno del circuito flower power e blues dei locali. Penso che il live più importante sia stato quando aprimmo il concerto dei Free alla Manchester University, dove c'erano molte persone. La band attirò l'interesse dell'etichetta Morgan Blue Town, per la quale firmarono da li a poco. I Red Dirt andarono in studio con il produttore Geoff Gill. "Registrammo l'album nei Morgan Studios di Londra", ricorda Howden, da mezzanotte fino al mattino seguente, circa dodici ore di fila Avvenne tutto molto velocemente, l'album fu pubblicato soltanto in Inghilterra, da una concessione della Morgan all'etichetta Fontana, che pubblicò Red Dirt nel 1970 "Nel disco era possibile notare l'influenza del periodo migliore dei Doors, Captain Beefheart e The Magic Band. A Dave piacevano molto i Captain Beefheart, e lo si comprendeva bene nei suoi approcci, seppure tutta la band era determinata a produrre materiale proprio. L'album era un mix di heavy rock blues nichilista, intriso di armonica e chitarra slide" In un'intervista alla rivista Record Collector, il chitarrista Steve Howden dichiarò: "La band firmò con la Morgan Blue Town, dopo un percorso durato diciotto mesi. Non era prevista alcuna promozione dalla casa discografica, all'epoca la parte commerciale di questi dischi non veniva minimamente supportata”. e aggiunse "“Penso che sia davvero bello che quest'album valga così tanto, ma fatico a comprendere che non ne trarrò mai un soldo. Ho dedicato molto tempo della mia vita per niente. Ho lasciato il mio lavoro per dedicarmi completamente a quella band. Scoprire che ci sono persone che stanno facendo soldi per un lavoro su cui io non ho ricevuto nulla quarant'anni fa, mi fa un po' arrabbiare. Posseggo una copia originale, ma non l'ho avuta all'epoca perché ero al verde - non potevo permettermela! Per quanto i soldi siano allettanti, non la venderei mai perché è l'unico materiale che mi è rimasto della band"". La maggior parte della formazione era ancora giovane, non avevano alcuna esperienza, la scarsa promozione e l'indifferenza dell'etichetta non permisero la diffusione di questo grande album britannico degli anni '70. Rimane il grande lavoro che i quattro giovani hanno lasciato agli ascoltatori, un eccellente album heavy blues che continuerà ad essere ricordato, da chi nel tempo ne ha apprezzato sempre di più le qualità. di Giovanni Piccinini Nel 1968, il chitarrista inglese Rod Roach, precedentemente membro dei London e degli Andromeda (in sostituzione di Du Cann), formò una nuova band chiamata Horse con il cantante Adrian Hawkins. Successivamente a loro si unì il batterista Steve Holley (di appena 15 anni), ex dei The Formula, e il bassista Colin Standring, ex Kit & The Saracens & Jimmy Brown Sound. Già nel 1969 il nuovo quartetto trascorse la maggior parte del loro tempo insieme, iniziando a scrivere canzoni originali da presentare ai propri concerti. Il loro talento arrivò alle orecchie della RCA records, con la quale firmarono il loro primo contratto. Tuttavia, Steve Holley fu messo alla porta poco dopo la firma del contratto, per essere sostituto alla batteria da Ric Parnell (Atomic Rooster). La band registrò il loro primo album di debutto nella primavera del 1970, a cui seguì la pubblicazione del vinile, caratterizzato da una sorprendente copertina, che riportava l'illustrazione di un cavallo alato (con ali di pipistrello) dall'aspetto satanico disegnato da Roger Wooton dei Comus. Il sound dei Horse era vicino al lato più pesante dei Black Widow e dei Steel Mill, tralasciando l'uso degli strumenti a fiato che in quest'album non compaiono. Nella primavera del 1971, Colin Standring fu licenziato dalla band, mentre Parnell decise di andarsene di sua spontanea volonta. Questo causò la fine della loro breve storia, insieme a tutto il resto della band. Parnell registrò successivamente un Ep chiamato "Waiting For The Moon" con la band HORACE, prima di formare i MATCHSTICK MEN. Un progetto che si rivelerò di breve durata, in quanto decise di ricongiungersi da li a poco agli Atomic Rooster, con i quali registrò l'album "Made In England" e "Nice & Greasy". Hawkins e Roach decisero di ricominciare tutto da capo, abbandonando il nome Horse e formando una nuovissima band di cinque elementi chiamata SATURNALIA. di Giovanni Piccinini Samuel Prody è stata una band inglese heavy psych blues formata a Londra, da Tony Savva (voce e chitarra), Derek Smallcombe (chitarra), John Boswell (percussioni) e Stephen Day (basso) nel 1969. Nei primi anni 70 pubblicarono il loro primo e unico album, caratterizzato da un sound duro e fortemente psichedelico, paragonabile ad un mix tra gli Ancient Grease e Sir Lord Baltimore. Samuel Prody è un album molto sottovalutato, che piacerà a tutti i fanatici del proto-metal (o dell'hard'n'heavy e della psichedelia); sicuramente piacerà e sorprenderà ai fan più accaniti dei Led Zeppelin e Deep Purple. La mente della band era Tony Savva, bassista e cantante, residente a Londra, che ha scoperto varie band minori degli anni '60. Tony Savva fece anche un'audizione per la Jimi Hendrix Experience, ma sfortunatamente avevano ormai deciso che la band sarebbe rimasta con i tre componenti originari. Mitch Mitchell rimase in contatto con Tony, suonando con lui nel singolo Wild Uncertainty. Il gruppo Samuel Prody era famoso anche per le sue esibizioni sfrenate e spericolate, ma soprattutto per uno straordinario approccio alla creatività. La band si sciolse dopo poco l'uscita dell'album e Tony Savva si unì ad un'altra grande band chiamata Rusty Butler. di Giovanni Piccinini L'album inglese dei Baby Bertha fu registrato presso uno studio di Luton (Regno Unito) e pubblicato nel 1972, in un'edizione di sole 50 copie. Il sound era guidato da una chitarra pesante, continui ritmi martellanti e tratti domanti heavy blues, traendo ispirazione da John Mayall fino a Jimi Hendrix. I Baby Bertha si formarono dalle ceneri dei "Relative" alla fine del 1971 e tutte le loro canzoni furono scritte principalmente da Dave Ellis. Diversi membri andavano e venivano, prima che la formazione si stabilizzasse definitivamente, con Dave Ellis alla chitarra/voce, Des Law alla batteria, Ian Mclaughlin al basso e Roger 'Proff' Perry alla chitarra ritmica. "Alla fine del 1969, subito dopo aver lasciato il servizio militare, mio fratello Pete mi convinse a fondare una band con un suo amico batterista, Des Law. Musicalmente ero ad un punto morto e non avevo alcuna intenzione di suonare nuovamente in una band. Tuttavia, alla fine acconsentii e decidemmo di organizzare una prima prova. Sin dall'inizio sapevamo che sarebbe stato un percorso lungo ed estenuante, ma dopo diversi mesi di lavoro iniziammo a suonare come una vera band. Nacque cosi la nuova formazione chiamata "Relative", a cui seguirono diversi concerti blues distribuiti nel nostro territorio. Nello stesso momento iniziai a scrivere diverse canzoni, aggiungendole gradualmente al set di cover di gruppi come i Mountain, Cream, Free e Fleetwood Mac di Peter Green, che proponevamo ai nostri concerti. Stava procedendo tutto bene, quando capimmo che avevamo bisogno di quel "qualcosa" in più, per portare tutto il lavoro ad un altro livello. Fu in quel momento che decidemmo di aggiungere un nuovo bassista al gruppo, Ian MacLaughlin di soli 17 anni, Era chiaro che lan fosse l'ingrediente mancante, per completare quello che noi avevamo iniziato. La nuova formazione piacque talmente tanto che decidemmo di cambiare il nome della band, per adattarlo al nuovo sound: nacque cosi Baby Bertha. Nel 1971 notammo una pubblicità su Melody Maker, che offriva una giornata in uno studio di registrazione più una copia del demo e il master tapes, per soli cento sterline. Sembrava un affare molto allettante. Avevamo diverse canzoni originali e per questo in una giornata molto fredda (nel gennaio 1972), partimmo verso Luton per registrare il demo. Era la prima volta che qualcuno di noi registrava qualcosa di importante ed eravamo sbalorditi dalla professionalità dello studio e dall'intero processo di registrazione. Suonammo per 12 ore, ma a causa della carica che avevamo addosso, per noi sembrarono 12 min. Lasciammo lo studio a mezzanotte, stringendo il nostro demo al petto, orgogliosi dello splendido lavoro che avevamo portato a termine" (Dave Ellis - 2021) La band si consacrò lungo la costa meridionale, da Hastings a Southampton per tutto il 1972. I primi conflitti iniziarono quando Des decise di diventare un DJ, piuttosto di continuare a fare il batterista e da li in poi decise di prendere un'altra strada. Per fortuna, Dave e Ian incontrarono Pete Gibbons, il batterista degli Sweet Poison, al Bournmouth nel febbraio 1973. Pete era un batterista eccezionale e dopo una lunga jam decisero di formare la loro successiva band denominata Charge. di Giovanni Piccinini Registrato direttamente da un loro live, il materiale della Egor band rimane uno dei lavori più oscuri degli anni 70. Pochi erano a conoscenza della sua esistenza, fino a quando nel 2009 è apparsa una foto su internet. "Street" fu pubblicato per la prima volta all'inizio del 1971, da una private press contenente una compilation di ottime band dell'East di Londra. Durante uno dei tanti concerti al pub Plough & Harrow a Leytonstone nel 1970, un uomo sconosciuto si avvicinò a loro, chiedendo se poteva registrarli e successivamente inserirli nella sua compilation di artisti locali. Si trattava di un promotore londinese che stava pianificando di stampare circa 100 copie dell'album. La settimana successiva tornò al pub per registrare il loro live, con un paio di microfoni da sala e un registratore a bobina. Regalò una copia dell'LP della Odd socks ad ogni membro della band, per poi scomparire senza lasciare traccia. Gli Egor nacquero nel 1969 con Mike Foster (20 anni) e Nick Diss (17 anni). I due si sono incontrarono ad un live, in un pub dell'East di Londra, dove Nick e John Flyte (30 anni, futuro cantante degli Egor) si stavano esibendo con la loro band blues. Successivamente si unirono per formare una band heavy rock. Pubblicarono un annuncio su Melody Maker per cercare un chitarrista, trovando poco dopo il giovane e brillante Eric Taylor di 16 anni. Il nome della band derivava da un errore di ortografia involontario del personaggio Igor dei Frankenstein. Per far conoscere la loro band, decisero di timbrare la scritta EGOR in tutta Londra, sui muri, sui pali dei lampioni, e sui marciapiedi! Suonarono in diversi club locali come il White Elephant Club a Bayswater, il Bridge House a Canning Town e il Rainbow Rooms a Manor House. Contro ogni previsione, alla fine del 2019, sono state recuperate altre due tracce di Egor. "Ero in continuo contatto con Mike Foster, sia per conoscere la storia degli Egor, ma soprattutto per chiedere informazioni sulla presenza del loro nastro. Alla fine, Mike e Nick trovarono una cassetta doppiata dalla bobina originale (ora perduta) da 4 pollici. La cassetta conteneva la registrazione parziale dell'esibizione dal vivo. Grazie a questo ritrovamento siamo riusciti a recuperare anche queste due fantastiche tracce "The Worm" e "Fathers Of America". La fedeltà dell'audio era comprensibilmente approssimativa, in quanto si trattava di una cassetta doppiata da un'esibizione dal vivo. Tuttavia, eravamo determinati a restaurare queste reliquie, per far emergere le migliori versioni possibili. Questa nuova scoperta ha confermato che la realizzazione di "Street" non è stata soltanto un colpo di fortuna, anzi possiamo tranquillamente dire che queste due tracce portate alla luce, consolidino il posto degli Egor tra i primissimi mega gruppi heavy rock del periodo". (Adam Bennati). di Giovanni Piccinini Nati dalle ceneri di una band londinese chiamata Merlyn, nacquero i Grit, un gruppo formato da Frank Martinez (chitarra, voce), Paul Christodoulou (basso/voce), Tom Kelly (batteria, voce) e Jeff Ball (voce). Frank, soprannominato "Spider", in quel periodo proveniva da una storia davvero interessante: all'inizio della sua carriera musicale fece un'audizione per Joe Meek nel suo studio di Holloway Road. Suonò anche con la John Dummer Band in uno degli studi di Hampstead, poco prima che si formassero i Grit. Frank era un mago dell'elettronica, collaborò per la produzione degli amplificatori Nolan Amps, MIDAS, e per altri marchi famosi. Partecipò anche alla costruzione dei Twin Stacks, che in seguito diventarono parte integrante dell'attrezzatura dei Grit. Tom Kelly proveniva da una band chiamata Connexion e Paul Christodoulou aveva suonato nei Merlyn insieme a Frank. Dopo alcuni tentativi, nacque la formazione definitiva dei Grit, convincendo anche il batterista Tom Kelly ad unirsi a loro. I Grit si formarono nel 1970 a Islington, a nord di Londra, guidati dal chitarrista Martinez. Iniziarono a suonare nei pub e nei locali della metropolitana inglese, creandosi un buon seguito nel tempo, fino a quando decisero di registrare dal vivo tre demo, presso uno studio di Clerkenwell, nel dicembre 1972. La loro breve storia musicale fu fortemente influenzata dai Cream, Jimi Hendrix e dai Doors, i riff pesanti di Martinez e il sound degli altri musicisti crearono un mix di jam session di durata mediamente lunghe, rivelando lo straordinario potenziale. Nello stesso periodo riuscirono a trovare una compagnia che gli organizzò un tour in Grecia. Nei grandi festival riuscirono a suonare con diversi grandi nomi della scena psycho-prog greca come i Socrates e i Peloma Mpoklou. Purtroppo il nuovo materiale non riuscì a suscitare l'interesse di nessuna etichetta discografica. Il gruppo si sciolse l'estate del 1973, senza mai pubblicare alcun disco. Rimasero una meteora negli anni successivi, ma nel 2015 in un mercatino delle pulci, scoprirono un acetato del loro disco. L'album fu pubblicato nel libro "7001 Record Collector Dreams", di Hans Pokora (collezionista di fama mondiale e di dischi rari), noto anche come "The Pokora Book" e inserito tra i primi "6" nella classifica di rarità. Dopo varie ricerche si riuscì a scoprire che Martinez possedeva ancora i master tapes originali. Le tracce "Shoot the Stake" e "The Kid and the Drifter" rimangono ancora oggi due gemme grezze dell'hard rock britannico degli anni '70. Nel 2020 l'album è stato stampato direttamente dal master tapes e pubblicato dalla Guerssen. La pubblicazione include le quattro tracce sull'acetato originale, più due bonus track lo-fi , "1000 Miles" e una versione demo killer di "Mineshaft". di Giovanni Piccinini Standing stone è stato l'unico album prettamente psichedelico prodotto dal cantautore inglese Oliver Chaplin, un musicista polistrumentale, accostato per la sua creatività anche a straordinari interpreti come Syd Barrett e Captain Beefheart. La registrazione dell'album avvenne tramite il fratello di Oliver (Chris) nel 1974, l'ingegnere del suono della BBC che registrò le famose sessioni radiofoniche di Jimi Hendrix. Armati solo di chitarre acustiche ed elettriche, la coppia utilizzò sovraincisioni e abbondanti quantità di distorsione per creare in un'unica opera un'atmosfera brillante e caotica, sintetizzando un incredibile ondata di straordinario rumore, che nella realtà sarebbe stata possibile soltanto da una band composta da almeno 4 elementi. Il disco fu distribuito in circa 250 copie, con una cover a tinta unita su testo uscita in due colori diversi ( inizialmente blu e successivamente fu stampato con il colore verde). La scarsa stima di Oliver verso l'industria discografia provocò un suo passaggio veloce nel mondo musicale che terminò con quest'album, pur ottenendo l'interesse di JJ Cale e della Virgin Records. Nei primi anni 90 anche il disc jockey e conduttore radiofonico britannico John Peel si accorse dell'opera di Oliver definendola "la scoperta dell'anno". di Giovanni Piccinini Far Canal è il secondo album della band Jody Grind, completamente diverso dal primo, caratterizzato da un mix interessante di hard rock e progressive. L'album è una grande prova di maturità della band, che entra a piccoli passi anche nel campo del jazz, del blues intenso e della musica latina e classica. Da annotare il capolavoro "Plastic Shit" con grandi riff molto duri e "Red Worms and Lice". Tuttavia, la mancanza di un successo commerciale ha costretto i musicisti a impegnarsi in altri progetti, e a lasciare il gruppo senza uno sviluppo successivo. Uno step fondamentale che gli avrebbe permesso (con molta probabilità) di raggiungere un livello ancora superiore. |